Tough Love di Avicii è la mia canzone dell’Estate 2019

Ho scaricato Deezer, app molto utile per ascoltare musica in alta qualità. Questo non vuol dire che io abbia abbandonato Spotify (la cui interfaccia continua a piacermi molto di più), ma Deezer in questo periodo rappresenta quel bonus che mancava e che ti ritrovi inaspettatamente.

La nuova applicazione stamattina mi ha proposto tra i brani delle uscite settimanali Tough Love, nuovo singolo del compianto dj svedese Avicii. Dopo averla bocciata al primo ascolto, ammetto di essermi ricreduto rivalutandola (complice anche il messaggio positivo del testo), tanto da eleggerla, forse frettolosamente, come personale canzone dell’estate 2019.

Tough Love. Buon weekend.

Le serie tv che meriterebbero di arrivare in Italia

The Twilight zone Italia

 

Ultimamente sono in fissa con le serie tv. Non che non lo sia mai stato, seguire le serie rientra tra le mie passioni, solo che in questo periodo ci sto proprio dentro. Complice TV Time, un app che permette di tenere conto di tutte le puntate viste e da vedere, e che svolge un occulto lavoro di assuefazione da intrattenimento.  Quasi una droga, insomma. Un incentivo a collezionare nuovi contenuti. E, come qualcuno di voi forse ricorda, io ho sempre avuto un debole per le collezioni.

Dunque, sono diventato quasi un cacciatore di serie tv, tanto da essere finito oltre la trincea, oltrepassando la zona di confine in cui si trovano i prodotti che non sono ancora arrivati (e forse mai lo faranno) da noi italiani. Ed ho trovato roba davvero interessante. 

Ricordate la serie cult ideata da Rod Serling “Ai confini della realtà”? Era una serie tv antologica i cui episodi avevano in comune l’essere ambientati in un universo parallelo fantastico. Oltre ad aver ispirato un film (molto buono) verso la metà degli anni ottanta, Ai confini della realtà si può dire che sia stato il precursore di quel Black Mirror tanto acclamato dalle nuove generazioni. Stesso cinismo ed un effetto sorpresa shock che è stato il marchio di fabbrica per gli episodi di entrambi i prodotti. Dopo due tentativi di revival mal riusciti (nel 1985 e nel 2002), il soggetto di The Twilight Zone (questo il titolo originale della serie, QUI) torna alla ribalta grazie all’emittente CBS All Access, trovando alla produzione il premio Oscar Jordan Peele (Scappa – Get out, Noi). La mia valutazione soggettiva, quando sono ormai arrivato al quinto episodio è una promozione totale. The Twilight Zone 2019 ritrova gli elementi tipici della serie originale omaggiandola con numerose easter eggs che strizzano l’occhio ai più nostalgici. Tra l’altro è stata già rinnovata per una seconda stagione. 

 

THE TWILIGHT ZONE – TRAILER

 

In Italia la piattaforma che distribuisce contenuti d’intrattenimento via streaming più conosciuta è indubbiamente Netflix. Ma ci sono altre società che si stanno affermando in questo campo. Una di queste è Hulu, tra i cui prodotti c’è l’interessante Into the dark, serie horror da un’uscita al mese. Anche in questo caso ogni episodio ha una storia a sè ed ha come soggetto la festività del mese in questione. Di Into the dark ho visto solo il primo episodio ma mi è bastato per approvarlo in pieno, soprattutto per la sua intenzionale esagerazione. In sintesi mi è sembrato un vecchio film degli anni ottanta. Stesso stile, stessi temi musicali, stesse luci al neon. Se le premesse sono quelle del pilota, ci sarà da divertirsi. Devo trovare solo il tempo per recuperare gli altri episodi.

 

INTO THE DARK – TRAILER

 

Restando in tema di episodi da recuperare segnalo un’altra serie che conto di vedere a breve: Castle Rock. Proveniente sempre da Hulu, la serie prende il nome dalla cittadina immaginaria che fa da cornice a numerose storie scritte da Stephen King. Personalmente stavo aspettando che fosse doppiata in italiano per poi guardarla, ma ad oggi non sembrano esserci spiragli di acquisizione da parte di network nostrani. E allora, alla luce della conferma di una sua seconda stagione in fase di produzione, lo guarderò in lingua originale.

 

CASTLE ROCK – TRAILER

 

L’ultima serie ancora inedita che voglio menzionare è Channel Zero. Anche qui siamo nell’ambito delle serie antologiche, stavolta dalla struttura narrativa simile a quella American Horror Story (ogni storia dura una stagione). Trasmessa dal canale americano Syfy, Channel Zero racconta le paure originate dai creepypasta, quelle leggende metropolitane che negli ultimi anni si sono sviluppate ed espanse attraverso pc e messaggi su smartphone. Quattro stagioni da sei episodi ognuna.

 

CHANNEL ZERO – PROMO

 

E se qualcuno si stesse chiedendo se ho deciso di dedicarmi solo alle serie in lingua originale, la risposta è no. Seguo ancora le serie doppiate. Da poco ho iniziato Lucifer su Netflix, anche se la sto trovando piuttosto noiosa e alquanto sopravvalutata. 

Appunti sul diario

Pagine del diario

Riordiniamo un pò le idee buttando giù un veloce aggiornamento.

Come avrete avuto modo di notare nel post precedente, ho iniziato a trasferire in My World… il materiale rilevante pubblicato su Alone in Kyoto nel corso degli anni. La gestione di due blog è ormai impossibile per me e, quindi, tanto vale portare di qua il lavoro che non merita di essere dimenticato. Per cui, nei prossimi mesi i nuovi articoli di questo sito saranno intervallati da recensioni (o pseudo tali) di film a cui in passato ho dedicato la mia attenzione. I posteri (?) potranno tirare un sospiro di sollievo.

Durante le feste natalizie ho visto lo speciale di Black Mirror di cui tutti parlano. Opinione: Promossa a pieno voti. Bandersnatch non solo resta coerente con lo spirito della serie ideata da Charlie Brooker, ma addirittura riesce nell’intento di portarla ad un livello successivo, quello dell’interazione soggettiva da parte dello spettatore. Che poi si potrà discutere sulla vera utilità della scelta multipla e di una trama che è solo apparentemente contorta. Perchè anche il parere è soggettivo, esattamente come le scelte fatte fare al protagonista. Ma Bandersnatch rimane una meraviglia che i cultori di Black Mirror non possono non riconoscere nella forma e nei contenuti.

Dopo diversi anni sono riuscito a rivedere i miei cugini che vivono ormai in pianta stabile a Modena. Sono stati incontri veloci e brevi, come ormai le nostre vite fatte soprattutto di bambini e impegni lavorativi ci impongono di fare. Sono lontani i tempi spensierati dell’adolescenza vissuta insieme. Tuttavia li ho trovati bene. Resistiamo bene.

In questi giorni le temperature sono calate parecchio. Si dice che, nei prossimi giorni, potrebbe tornare a nevicare come già successo lo scorso febbraio, quando dalle mie parti si è assistito ad una storica imbiancata senza precedenti a memoria d’uomo. Staremo a vedere. Intanto mi sa che è arrivata l’ora di indossare il cappello anche quest’anno. Forse.

Chiudo il post con una canzone che ho scoperto tardi ma che, secondo il mio parere, completa bene lo scenario invernale a cui stiamo assistendo in questo periodo. Candele accese e occhi chiusi. Loro sono gli Alice in Chains, e questa è Nutshell.

La canzone del mese – Luglio 2018

Non ci si ferma mai. Continua il periodo impegnativo che (si spera) avrà la sua conclusione con le ferie di agosto. Come già saprete, mi trovo in un uragano di impegni, soprattutto lavorativi, che cattura la quasi totalità del mio tempo.  Ad ogni modo, ciò non mi impedisce di dedicare qualche riga all’oggetto di questo articolo.

Se qualcuno mi chiedesse la canzone da eleggere a simbolo della mia estate 2018 non avrei dubbi: Flames di David Guetta (con la partecipazione vocale di Sia). Nonostante si trovi in rotazione radiofonica da ormai 4 mesi, questo è un brano che non mi stanca mai, ed ha un messaggio positivo che apprezzo particolarmente.

Approfittando dell’occasione per augurare a tutti gli americani di passaggio qui un felice Giorno dell’Indipendenza, vi lascio con la canzone del mese, nella speranza che i miei interventi tornino ad essere più frequenti.

Benvenuto luglio. 

 

 

La canzone del mese – Giugno 2018

Un mese senza aggiornare My World….
Per tutti quelli che si stessero chiedendo che fine abbia fatto, sappiate che sto bene. Sono solo molto impegnato dalle ormai note scadenze lavorative. Tuttavia, il bello del mio lavoro è che quando arrivi al termine del viaggio (passatemi il termine improprio) e ti metti al passo, ti senti il padrone del mondo. E’ come essere in cima alla montagna dopo una scalata estenuante. Insomma, è una bella sensazione (QUI). E poco conta se l’effetto dura il tempo di un pomeriggio, se già dopo il weekend mi ritroverò nuovamente arretrato e in prossimità di nuove scadenze. Adesso me la godo.

Ma passiamo all’oggetto principale del post.
I Weezer mi sono sempre piaciuti (ne ho parlato agli albori di questo blog QUI). Band alternative rock americana all’apparenza molto positiva e dai toni tutt’altro che cupi. Per farvi un’idea di quel che sto dicendo, potete far riferimento al video di Buddy Holly in cui si vede il gruppo suonare addirittura nel mitico locale di Arnold del telefilm Happy Days
Da più di un anno i fans dei Weezer chiedeva loro di realizzare una cover della hit anni ottanta dei Toto, Africa. E qualche giorno fa la band ha regalato loro il pezzo che segue. Certo, il rifacimento non ha la potenza dell’originale, ma la trovo adatta per accogliere l’arrivo del mese dell’inizio dell’estate. 

Benvenuto giugno. 

 

La canzone del mese – Maggio 2018

Maggio è sempre stato il mese che ha aperto la mia personale stagione del lavoro duro (QUI), ed anche quest’anno è arrivato puntuale col suo carico di responsabilità.
Mentre per la maggior parte della gente questo periodo rappresenta l’orizzonte delle vacanze che si avvicinano, io mi ritrovo sempre più sommerso da pratiche da sbrigare entro scadenze molto ravvicinate. Non mi resta che rimboccarmi le maniche e sfidare ancora una volta il tempo in questa pazza corsa che si concluderà con le ferie d’agosto.
Sul fronte delle cose da ricordare, c’è da dire che ho iniziato ad allenarmi. E questa è una grossa novità per me che non ho mai intrapreso nemmeno un briciolo di attività fisica seria in vita mia. In sintesi, sto seguendo un programma sui 30 giorni continui basato su 3 livelli diversi di difficoltà. Roba semplice, dicono quelli del settore. A me, invece, sembra di stare scalando l’Everest a mani nude. Ad ogni modo, tra un mese vedremo se è cambiato qualcosa.

Intanto siamo giunti in primavera inoltrata. C’è una canzone che ultimamente mi capita di associare a questo periodo, forse perchè è contestualizzata proprio nel periodo della fioritura e della rinascita della natura. Il brano è Lover Lay Down della Dave Matthews Band (una jam band con quasi 30 anni di carriera alle spalle), e racconta del risveglio di un vecchio amore. A tal proposito, mi piace imprimere di seguito e conservare qui su My World…  l’interpretazione che il forum della band ha dato al testo della nostra canzone del mese:

 

«Con l’arrivo della primavera anche i vecchi amori, mai dimenticati, si risvegliano.
In questo caso il protagonista, il cui cuore ha, ora e per sempre, posto per l’amore solo ed esclusivamente dalla sua amata (I will wait for no one but you), conscio che l’amore per lui ancora brucia nel cuore dell’amata, cerca di convincerla che non c’e’ nulla di male nel loro amore, non piu’ per lo meno (Don’t be us too shy).
Avevano gia’ fatto molti progetti in passato (So much we have dreamed) ma qualcosa li ha divisi a lungo (And we were so much younger) ma questa lontananza ha permesso loro di cambiare, di potere, ora, affrontare il loro amore (Hard to explain that we are stronger) che per mille ragioni era stato “dimenticato” ( A million reasons life to deny), negato. Ma ora, osservandosi insieme (Lay down look see – She and he) lui scopre che possono ancora condividere un sorriso e sostenersi a vicenda nel bisogno (Together share this smile Each other’s tears to cry) mentre lei si sfoga con un pianto liberatorio (And you weep) quando lui le dice che la battaglia e’ finita (Cause it’s over), che non dovra’ temere nulla perche’ le cose non cambieranno (Darling it’s all the same) fino a quando saranno insieme (‘Til we dance away)»

 

Benvenuto maggio. 

 

La canzone del mese – Aprile 2018

Scherzando e ridendo siamo arrivati ad Aprile. Il freddo del duro inverno che abbiamo attraversato sembra ormai alle spalle e le giornate presentano ormai i consueti valori primaverili.
I tempi sono quindi maturi per tirare a indovinare il tormentone dell’anno? No, non ancora.  E’ troppo presto. E poi le previsioni cadrebbero sul solito pezzo-fotocopia in stile raggaeton latino che sopporto sempre meno. Piuttosto c’è un brano che mi ha colpito fin dai primi mesi della sua messa in onda nelle radio e che continua a piacermi.  

Justin Timberlake non ha bisogno di presentazioni: Ex N’Sync, poi cantautore, ballerino, attore e produttore di fama internazionale. A febbraio è uscito il suo ultimo album Man of the Woods, a cui ho dato solo un veloce ascolto senza soffermarmi più di tanto. Però c’è il terzo singolo estratto, Say Something, che merita il posto della canzone del mese. Le atmosfere sono country folk, e c’è il beat costante della chitarra (quella del bravo Chris Stapleton) che voglio assolutamente provare a riprodurre. 

E allora, anche se con tutta probabilità non riuscirà ad eguagliare il successo di What goes around… comes around e Lovestoned, apriamo le porte al nuovo mese con questo brano. Benvenuto aprile. 

 

Semplicemente This is us

This_Is_Us

 

Tra le serie-tv che seguo con maggiore interesse ce n’è una che non smette di sorprendermi per la sua capacità di toccare le corde del cuore e di strimpellarle a suo piacimento per poi vederle sanguinare mescolate alle lacrime del conscio spettatore. Sto parlando di This is us.

Jack e Rebecca Pearson sono una coppia che improvvisamente si ritrova a dover far spazio nella propria vita all’arrivo di ben tre bebè. Il pilot ci mostra subito che le cose per i due non si mettono in discesa (e mai lo saranno), ma ci viene spiegata molto bene la forza e la coesione che i Pearsons mettono in campo d’avanti alle difficoltà della vita. 
La struttura del telefilm è un continuo alternarsi tra eventi passati, presenti e futuri, una sorta di puzzle dove mettere insieme i pezzi non stanca, nè disorienta. Piuttosto appassiona e rapisce. 

La serie è interpretata da un parco attori davvero talentuosi, tanto da meritarsi numerosi riconoscimenti nelle due (finora) stagioni realizzate. Milo Ventimiglia e Mandy Moore sono forse i nomi più conosciuti in This is us, ma vi assicuro che il merito è parimenti suddiviso tra tutto il cast. 

Concludo dicendo che This is us è una serie drammatica davvero consigliata che racconta, in maniera molto semplice e attraverso la centralità di una famiglia unita, uno dei valori fondamentali della vita come l’amore.

Ed ora cliccate il tasto per la visione in HD del video che segue e godetevi un assaggio di ciò di cui ho parlato, quello che mi piace definire uno tra i monologhi allegorici sulla vita più belli della tv. 

 

Gli anni della Dance Commerciale

Discodance

 

La mia adolescenza ha vissuto anni accompagnati prevalentemente da una colonna sonora alla quale sono molto legato.
Erano gli anni novanta, ed era il tempo in cui dalle mie parti si passava il sabato sera a guardare la partita di pallavolo della squadra locale per poi andare tutti insieme a caccia di quella che sarebbe stata una delle ultime feste organizzate in casa (per info, QUI). In mancanza di questo, c’era sempre una serata allestita in qualche garage o nel primo locale messo a disposizione da qualcuno dei nostri. Il comune denominatore di tutti i contesti era costituito dalla medesima musica che segnava quelle ore di svago. La musica del tempo di cui parlo era la Dance Commerciale

Nell’ultimo decennio del ventesimo secolo la musica in questione era così in voga da ritagliarsi ampi spazi nelle radio di tutto il territorio nazionale. C’erano classifiche settimanali a tema, la superclassifica annuale delle canzoni più suonate/ballate in discoteca e persino delle compilation mixate dai Dj dell’epoca. La musica dance commerciale era tanto importante, in quegli anni, da portare alcuni produttori a cavalcarne l’onda ed a remixare e ri-editare anche dei classici musicali che col genere non c’entravano niente.  Ad ogni modo era tutto pompato e tutto alla moda. Fino a quando la stessa moda non ha deciso di voltare pagina e di rinnegare quel successo dichiarandolo superato e trash. 

Cosa mi rimane di quei tempi? Oltre ai ricordi e alla nostalgia, mi restano numerose cassettine registrate che conservo gelosamente, alcune contenenti dei remix davvero rari. E poi mi resta una buona conoscenza sul tema e la certezza che, malgrado i tempi che cambiano, la voglia di Dance anni 90 non mi passerà mai.

Mi resta anche altro, in verità. Negli ultimi anni ho avuto modo di sperimentare in prima persona il piacere di usare i piatti di una console da Dj. E questi che seguono sono dei piccoli estratti della nuova esperienza.