Eclissi permanente del cuore

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– “Te lo vuoi comprare o no un cappotto?” – “E a che servirebbe? E’ dentro che ho freddo…”. [Dylan Dog – Albo n. 88, Oltre la morte]

Sono un amante dei blog, in generale. Nonostante questo tipo di veicolo mediatico abbia subìto un netto calo di popolarità rispetto al primo decennio degli anni duemila (soppiantato da altri social network), io continuo a nutrire una sorta di predilezione nei confronti di questo diario pubblico. Spulciando in giro sul web mi sono accorto di quanto sia comune nei blogger prendersi momenti di pausa dalla scrittura più o meno lunghi e per i motivi più disparati. In questi casi (non nel mio, come già sapete), i blog vengono lasciati online e continuano a vivere soltanto grazie a lettori, più o meno occasionali, che li visitano e continuano a commentarne gli articoli. Certo, è triste vedere il primo post fermo ad una data relativa a mesi e mesi addietro, se non addirittura ad anni.  Tuttavia, nella maggior parte dei casi, tutti gli scrittori ritornano prima o poi nei luoghi che hanno eletto a cattedrale dei proprie pensieri e della divulgazione di notizie. O, comunque, è quello che io spero accada per alcuni blog a cui sono particolarmente legato e che non vengono aggiornati da un pò. 

Così come un blog ha la speranza di essere ripreso dal legittimo proprietario, allo stesso modo spero di potermi riprendere la vita che in questo momento sembra tempestata e compromessa da ricordi e sogni infranti. Sto attraversando uno dei sentieri più duri e difficili della mia vita. Vengo da un triennio in cui ho costruito tantissimo e nel quale ho posto le basi per un futuro diverso da quello che poi mi sono ritrovato. Ho fatto progetti, immaginato situazioni, investito in sogni che poi non si sono realizzati, ed ora mi ritrovo a raccogliere i cocci di un futuro che non c’è. E fa male. Credo di non aver mai vissuto un periodo di sofferenza come quello che mi si è imposto di subire. Passo le giornate sfuggendo a canzoni ed elementi che mi evocano ricordi, avvolto da un turbinio di emozioni in cui prendono il sopravvento l’odio e la rabbia, fino a che, di sera, precipito in un sonno dettato dalla negazione di questa realtà che non prevedevo. Cercando di fare un’analisi di ciò che psicologicamente sto passando, potrei dire che ho perso consapevolezza in quello che sono, come se tutto quello che vale sia soltanto quello che è successo in questi tre anni, come se prima di allora io non fossi nulla, come se la mia vita non valesse niente e non fossi così interessante e poliedrico. Cercando una cura al dolore, ho letto in giro che una delle cose migliori da fare è scrivere di esso, liberando così i pensieri e lasciando defluire le emozioni negative gettandole su foglio.

Ecco perchè My World… riapre. Ma non per tutti. 

La novità è che scrivo da solo e il blog, al momento, resta privato. Scrivo per me stesso e, sebbene questo mi impedisca di aspettarmi commenti e consigli, credo che sia la cosa più giusta da fare in questa fase. Scrivere e basta, senza condividere. Ammetto di sentirmi parecchio arrugginito nella fase di scrittura e faccio davvero fatica a ritrovare il mio stile. In compenso, quella che sembra non mancarmi è l’anima creativa e i contenuti. Tradotto: Ho molto da scrivere, ma non ho ancora recuperato gli strumenti per farlo. Intanto butto in questa pagina i miei pensieri sparsi per sfogarmi e cercare di esorcizzare un dolore che mi sta distruggendo. 

Spero in futuro di avere la forza di rileggere questo post con gli occhi di chi ce l’ha fatta, di chi ha superato questo brutto momento ed ha ricostruito su basi nuove, sicuramente diverse, ma forse più affascinanti. Le basi che il destino ha riservato per me.