Il toccasana delle cose semplici

 

Stamattina l’ho vissuto di nuovo.

Ho approfittato del fatto di aver trovato poco traffico sulla strada verso il lavoro e sono arrivato nei pressi dell’ufficio in tempo utile per una passeggiata. Ed oggi, come allora, la sensazione è stata quella di aver iniziato la giornata con il piede giusto. Anzi, con entrambi i piedi.

Si, perchè quando riesci a piantare una deviazione sul percorso monotono e routinario fatto di Sveglia/Auto/Ufficio/Auto/Casa dei giorni feriali, allora ti senti meglio. E’ come aver dato un senso più pieno alla giornata. Ed io, in attesa delle svolte che auspico per la mia vita, ora (come allora) mi accontento del piacere di gustarmi le cose semplici. Come una passeggiata inaspettata.

Ovviamente, ho coperto il sottofondo dei rumori urbani con la musica. E a tal proposito mi chiedo come sia stato possibile vivere finora ignaro dell’esistenza di un pezzo così forte come quello di Algiers degli Afghan Whigs.

Ve lo lascio. Buon ascolto.

 

La canzone del mese – Marzo 2018

C’è stato un periodo del mio recente passato in cui non ho fatto altro che ascoltare canzoni tristi e malinconiche. Questo perchè avevo deciso di assecondare il mio umore e di dargli in pasto un contorno della stessa misura. Che poi, diciamola tutta, io la malinconia ce l’ho comunque dentro.


Ad ogni modo, durante quel momento della mia vita mi sono imbattuto in un blog a tema, Canzoni struggenti e tristi, che sembrava parlarmi attraverso la musica che proponeva. Come spesso accade, purtroppo, anche il blog in questione ha smesso di lanciare segnali da anni. Per fortuna ha fatto in tempo a lasciare ai naviganti di passaggio dei buoni spunti musicali, uno dei quali è la mia Canzone del mese

 

I Red Jumpsuit Apparatus sono un gruppo Alternative Rock nato nel 2003 in Florida. Malgrado l’impronta adolescenziale che straripa da ogni parte di essa, anche questa formazione ha rilasciato qualche buon lavoro, tra cui Cat and Mouse, brano melodico del 2006 appartenente al loro album d’esordio in studio, Don’t you fake it

Non so com’è da voi, ma qui l’inizio di settimana è stato segnato da un evento che possiamo tranquillamente definire storico: la neve ha imbiancato la città lasciando sulle strade uno strato di circa 10 centimetri. Alberi e tetti innevati. Uno spettacolo da incorniciare per uno scenario quasi unico per la zona. E quindi ho pensato che le atmosfere del brano che ascolterete (tralasciando il testo) calzassero perfettamente in questo clima quasi magico. Benvenuto marzo.

 

Il primo ascolto di Mondovisione di Luciano Ligabue

La copertina di Mondovisione, album di Luciano Ligabue

La copertina di Mondovisione, album di Luciano Ligabue

 

Non è per togliere “lavoro” all’altro blog che amministr(av)o, Alone in Kyoto, ma di questo devo proprio parlarvene qui. Luciano Ligabue torna in giro con un nuovo album, il decimo in carriera registrato in studio, ed è una vera e positiva sorpresa. 

Premessa: Ho ascoltato il cd soltanto una volta, questa mattina. Per cui l’analisi va presa così com’è, con l’entusiasmo del momento e con la lucidità relativa di chi ha tenuto un sottofondo in guida che è andato man mano incredibilmente crescendo.

Seconda premessa: Io non sono uno che stravede per il nuovo Lucianone Nazionale (il vecchio è stato il compianto Pavarotti, poi c’è stato il buon vecchio Moggi), anzi, ho riconosciuto spesso il lato ruffiano del rocker di Correggio. E di ciò potete prenderne atto, se proprio ne avete voglia, leggendo tutti gli articoli presenti QUI.  Solo che questo nuovo lavoro proprio non me l’aspettavo così. 

E si, sono partito piuttosto prevenuto e scettico nei confronti di un prodotto molto pubblicizzato e commercialmente troppo appetibile per contenere qualcosa di veramente buono. D’altro canto, i cantanti cosiddetti famosissimi in patria sono soliti sedersi sugli allori, no?

Ed invece è proprio un ottimo lavoro, un racconto, a tratti malinconico, a tratti (come dallo stesso cantautore definito) incazzato di un epoca difficile per la maggior parte dell’umanità.

Il cd presenta 14 tracce inedite, di cui due strumentali (le furberie proprio non possiamo evitarle, eh Lucianì?). Una tracklist che personalmente ho apprezzato soprattutto nella seconda parte, dove esce fuori il Ligabue vecchia maniera, quello di Sopravvissuti e Sopravviventi (similitudine azzardata, lo so, prendetela con le molle), quello che si racconta e che cura i particolari musicali.  Particolarmente apprezzati, in prima battuta, sono stati Ciò che rimane di noi, La neve se ne frega e, sorpresa delle sorpresa, La terra trema, amore mio. Chi mi conosce lo sa, non sono molto incline alle canzoni troppo contestualizzate (in questo caso parliamo del Terremoto che ha colpito l’Emilia nel recente passato), ma con questa qui è stato amore a prima vista.

In conclusione, il primo approccio con Mondovisione mi ha lasciato un’impressione davvero positiva che, com’è ovvio che sia, andrà coltivata con la familiarità  che scaturisce dal tempo e dagli ascolti successivi.

Accidenti, solo ora mi accorgo di quanto è lungo questo articolo. E dire che pensavo che bastassero due righe. E invece…