Facciamo un gioco…

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Le cose stanno così: oggi avrei dovuto parlarvi di Nick Hornby, di quanto siano fighi i suoi libri, dei film che ne sono conseguiti, e poi porvi una domanda. Però…

Stamattina sono arrivato a lavoro e una collega, dopo avermi dato notizia del fatto che l’altra collega di stanza indossa gli stessi indumenti da ormai 2 settimane (?!), continua dicendo: «Facciamo un gioco». Diciamo già che la collega in questione non è nuova ad iniziative simpatiche atte a movimentare la giornata lavorativa (penso, ad esempio, alla sperimentazione di bizzarre diete o quella volta che provò a far funzionare un petofono difettoso) e che quindi sono preparato. «Siccome è difficile che una persona sia sincera al 100%, voglio fare un test psicologico. Quindi, ora, tu mi elenchi tutto, ma proprio tutto, quello che pensi di me, pregi e difetti, e dopo io faccio lo stesso con te». Così. Bam bam
Ne consegue un dibattito in cui ho cercato di spiegare il fatto che sto così bene con me stesso da non voler ascoltare la sua idea sul suo modo di vedermi. Anche perchè, si sa, queste cose non vanno mai secondo l’etica della critica costruttiva. Gli animi si accendono, la discussione si sposta su altri campi e sicuramente le cose dopo non sarebbero più state le stesse. E poi tutto questo mi fa ricordare quando da bambino, tra amici, ci ponevamo la domanda «Se tu potessi avere un super potere, quale sceglieresti?». Ed io in quelle occasioni non ho mai scelto il potere di leggere nella mente delle persone. Non mi interessa proprio saperlo. 

Voi che avreste fatto? Vi sareste sottoposti al confronto (che lei chiama, impropriamente, gioco) o avreste fatto come Dexter, che si costruisce su misura il vestito da collega-amicone di tutti? 

 

Ciambelle

 

Per oggi ho finito. La prossima volta parliamo di Hornby. Buon fine settimana a tutti.

Preambolo al mio Natale 2014

This is Christmas

Antivigilia di Natale. Come già scritto QUI, personalmente credo che questo sia un giorno che andrebbe vissuto come una sorta di mezza festività. L’atmosfera natalizia si fa sempre più tangibile, per strada sembrano tutti in preda ad isterismo da ultimi regali, ed in tv danno già una buona dose di programmi a tema. 
Per mia fortuna, il lavoro mi impedisce di tuffarmi prematuramente in tutto ciò, trattenendomi nel grigiore delle mura di un ufficio che, di qui a poco, saluterà tutti i suoi abitanti

Queste feste le passerò in famiglia, qualcuna in trasferta da mio zio e qualcun’altra a casa dei miei, mentre l’ultimo dell’anno ospiterò tutti loro a casa mia. Spero tanto che la notte di San Silvestro riesca bene come successo lo scorso anno. Fu una serata fantastica che riservò diversi momenti che sono entrati di diritto negli annali personali. 

Benchè ogni anno che passa è diverso da quelli trascorsi, e l’entusiasmo dei protagonisti storici è ormai meno acceso, io non demordo. Ho voglia di respirare questo Natale e di godermi tutte quelle tradizioni su cui ho basato il mio modo di vivere.

Ultimo pensiero a tutti voi che mi seguite. Un messaggio semplice ma profondamente sentito: vi lascio i miei più cari auguri di un sereno Natale. 

Poche righe per ricominciare

Sunset_in_Sedona

Arriva settembre e si torna a scrivere su My World…

Dalle mie parti il cambiamento delle condizioni meteo ha segnato praticamente la linea di confine tra estate ed autunno. Il cielo sereno di ieri sera, contornato dal concerto di cicale nei campi, sembra un ricordo di mesi addietro se si guarda al temporale di stamattina ed ai nuovi tuoni che minacciano la quiete naturale. La cosa non mi dispiace, però. Se è vero com’è vero che le mie vacanze sono finite, tanto vale che il tempo fuori mi aiuti a non rimpiangere i recenti passati. 

Un mese d’agosto nel complesso tranquillo. Una settimana di ferie trascorsa in una struttura alberghiera in quel di Montauro, in provincia di Catanzaro, sullo sfondo di un Mare Ionio a dir poco favoloso. Per il resto poche novità, tra le quali un piccolo restyling dell’appartamento ed una visita a Pompei che meditavo di fare da tanto tempo.

Per finire, ringraziandovi per la partecipazione manifestata anche in mia assenza, mi auguro che anche per voi agosto sia stato un buon mese, che vi siate ricaricati e che siate pronti a ricominciare. 

Chi ben comincia…

Trip On the Road

Quando porti a termine un lungo periodo di lavoro, fissi lo schermo che mostra l’elenco dei clienti di cui hai completato le pratiche e  ti senti più leggero. Più soddisfatto. Più utile. Poco importa se sei stato costretto a tuffarti già in un nuovo mare di adempimenti. La sensazione che provi quando hai finito un grosso lavoro, seppur breve, è di rara soddisfazione.

Tornando ai fatti nostri, scherzando e ridendo era ormai quasi un mese che non aggiornavo My World….

Nel frattempo è arrivata l’estate, il caldo afoso e qualche temporale stagionale che ha messo per l’ennesima volta k.o. la mia cantinola.

Sono iniziati i Mondiali in Brasile, tra rischi idrogeologici, proteste, colori sgargianti e il tormentone di Emis Killa. La nostra Nazionale, come successo nel 2010,  è già ritornata alla base con un’impareggiabile serie di figuracce e la consapevolezza che continuando così proprio non riusciremo a rialzare la testa. C’è bisogno di rifondazione, e di un grosso calcio nel sedere ad alcune primedonne senza attributi. 

Nonostante la mia assenza, il blog ha continuato a ricevere le visite, i commenti, qualche messaggio privato e persino un paio di inviti a proseguire le sempreverdi catene. In considerazione di ciò, non posso sottrarmi dal ringraziarvi tutti, ancora una volta. 

In omaggio al pomeriggio opprimente di inizio estate, vi lascio con un brano il cui suono mi fa sempre pensare alla bella stagione. Hollywood dei Penguin Prison (pseudonimo di Chris Glover), qui nella versione rivisitata dei RAC (Remix Artist Collective), è l’anteprima musicale che fa da apripista all’argomento del prossimo articolo di My World….

Nel frattempo, buon ascolto a tutti.

 

Il buio s’avvicina… ed anche il weekend

Near Light

Versione serale di My World…, con l’autore a mezzo servizio causa influenza primaverile. Il tempo variabile di questi giorni mi ha messo k.o., e raffreddore e mal di testa fanno da contorno. Tra poco mi faccio di Tachiflu e tisana e vediamo che succede.

La settimana è andata via veloce ed il fine settimana che mi aspetta non dovrebbe riservare impegni rilevanti. Forse forse riesco a passare un sabato tranquillo come piace a me, senza visite convenzionali ed uscite di rito. 

Domenica andrà in scena l’ultima di campionato. Una giornata che ha ben poco da dire sulla carta, i giochi sono fatti e le posizioni in classifica già definite. Tuttavia per me l’appuntamento con “la partita” rappresenta (ahimè) un rituale importante, e la settimana che lo precede è sempre un lungo countdown all’evento. Dunque da lunedì si cambia e, in attesa dei Mondiali, scatterà il toto-scommesse sugli obiettivi su cui incentrare il mio interesse in assenza del campionato. Potrei tinteggiare casa. O, magari, comprare una bici e far su e giù tutto il lungomare. Di sicuro, con le belle giornate, avrò un motivo in meno per restare a casa. L’estate a Napoli è fantastica, e va vissuta per bene.

Salutandovi alla settimana prossima (con molta probabilità sempre di sera), vi lascio con un bel pezzo dei Roster McCabe. Questa è Oracle

Buon weekend a tutti voi.

 

 

Impegni e strategie di inizio mese

Green_Lake

 

Siamo giunti al primo weekend di maggio. Arrivano un paio di giorni buoni per mettere fieno in cascina prima dello startup che mi porterà ad un’importante accelerazione dei carichi di lavoro futuri. Il che vuol dire che dalla settimana prossima sarò costretto a limitare l’aggiornamento di My World… durante il giorno. A tal proposito, sto prendendo in seria considerazione l’alternativa di scrivere a tarda sera, o magari a notte fonda, una fascia oraria a me congeniale (QUI). 

Per il resto non ci sono grandi programmi in questo fine settimana.

Ok, lo so. C’è qualcosa, ma di quello non si parla. Scaramanzia docet. 

Il tempo incerto non permette di pianificare gite fuori porta, quindi magari riuscirò a dedicarmi al riversaggio dei filmini su dvd. Oppure a recuperare qualche episodio tra la marea di serie-tv da vedere. Oppure semplicemente sarò impegnato con gli onnipresenti carichi familiari. 

Nel salutarvi, vi posto una canzone de Il Nucleo, una buona band emiliana che purtroppo ha deciso di sciogliersi nel 2009 con tre album all’attivo.  Il pezzo s’intitola 27 aprile.

Buon fine settimana a tutti. 

 

Il Cinema che non torna più

Cinema Rialto

E finalmente arrivò il giorno della scadenza della Mini-Imu.

Lo so, lo so. Prima di tutto devo (ancora una volta) chiedere umilmente scusa per l’assenza prolungata di aggiornamenti che perdura, ormai, da un mese esatto. Prima ancora (o dopo, a sto punto), devo augurare a tutti buon anno in riprorevole ritardo. Ma è stato proprio l’impegno lavorativo incrementato dall’istituzione della “geniale” trovata del Governo Letta ad impedirmi di scrivere con una frequenza accettabile.
E dunque, dicevo, finalmente è arrivato il maledetto 24 gennaio. Tutti gli interessati a pagare la tassa sull’abitazione principale. Ed io che torno presente in questo posto. Per il piacere personale e, spero, di qualcuno di voi.

In questo venerdì di fine gennaio in cui l’inverno inizia a far sentire, timidamente, la sua voce attraverso temperature più abituali per il periodo, mi è giunta notizia dell’imminente triste sorte alla quale è destinato un luogo a cui sono molto legato affettivamente.

Era il 1998, ero nel pieno della mia adolescenza, ed era in uscita Titanic. Io ed un esiguo gruppo di compagni di classe (parliamo del gruppo degli sfigati, ad essere sinceri)  decidemmo di trascorrere una sera d’inverno al cinema a vedere questo filmone capace di fare ripetutamente il record d’incassi.
Aldilà del fatto che a fine serata mi ritrovai davvero sorpreso dalla totale bellezza della pellicola di Cameron, e mettendo da parte le mie divagazioni da inguaribile recensore, sposto il bersaglio dell’articolo sulla struttura che quella sera di tanti anni fa mi permise rendere globale ed incondizionata la mia passione per la settima arte: il Cinema Arcobaleno di Napoli.
Situato ai piedi del quartiere collinare del Vomero, tra i palazzoni e il caos tipici della mia città,  il Cinema Arcobaleno è stato, chiaramente, il luogo della mia introduzione al culto del cinema. Nonchè il teatro del mio primo appuntamento con quella che è poi diventata la donna della mia vita.

Negli anni novanta, il mondo (o almeno l’Italia) non era ancora pronto per le multisale da dodici proposte e per i centri commerciali. Il mondo proponeva ancora posti genuini fatti di due sole casse per comprare i biglietti, intervalli tra il primo e il secondo tempo e corse in sala per beccare i posti migliori. Il cinema Arcobaleno, con le sue invidiabili tre sale, era uno di questi posti. Malgrado la difficoltà nel trovare parcheggio nei dintorni, l’Arcobaleno aveva la rilevante prerogativa di essere raggiungibile anche con i mezzi pubblici, e ciò ha contribuito a rendere gli ultimi anni del vecchio millennio ricchi di ricordi per la mia generazione.  Ricordi che, per molti, rappresentano il passaggio temporale a ritroso verso uno stile di vita che ormai non c’è più.

Ma i tempi sono cambiati.  E, di questi tempi, non c’è più posto per il Cinema Arcobaleno, il quale chiuderà i battenti questa domenica 26 gennaio 2014.
Colpa della crisi, si dice. Colpa di un canone di fitto troppo alto, dicono. Al suo posto ci sarà un supermercato, si vocifera. Un triste epilogo che suona quasi come una beffa per un luogo che ha mandato, a sua volta, sul grande schermo finali di ogni genere e specie.

Questa notizia, lo ammetto, mi ha intristito abbastanza. E’ un venerdì grigio, come il cielo che s’innalza sulla città quest’oggi.

E mentre il weekend si avvicina a grandi passi, lasciate che vi saluti con il video di una canzone presente nella soundtrack di Cruel Intentions. Il brano si intitola You Could Make A Killing di Aimee Mann. Ci ritroviamo presto.

Le collezioni della vita

Vintage Support

Sono sempre stato un fanatico delle collezioni. Non parlo solo di quelle propriamente racchiuse nel termine, come possono essere le raccolte di figurine o di fumetti. E’ chiaro che ce ne sono state anche di questo tipo nella vita, ma rappresentano la parte più marginale della mia natura.
A conferma di quanto già scritto QUI e QUI, io sono un instancabile ed assoluto raccoglitore di elementi certi. Fin da piccolo il fascino offerto da una collezione ha rappresentato un motivo di prestigio e soddisfazione per me, un vanto conseguito dal possesso di qualcosa che gli altri non avevano.  

E così sono arrivati gli album di figurine dei calciatori (prima ancora c’erano stati quelli dei cartoni) a riempire le giornate della mia infanzia di sfide alla ricerca degli ultimi tasselli utili. Successivamente è stato il turno dei fumetti. Le pile di Topolino che poi, nel corso degli anni, sono stati sostituiti da quelli di Dylan Dog, hanno messo a dura prova le mensole della mia cameretta. 

Non solo lettura e foto. Crescendo ho iniziato a nutrire la passione per i film horror (grazie Zio Tibia). Ne registravo tantissimi, alcuni dei quali sono autentiche perle mai dimenticate della cinematografia di nicchia. Con la paghetta, poi, integravo la collezione con ulteriori pellicole acquistate dalle videoteche del mio quartiere. Alla metà degli anni novanta, la mia collezione di horror vantava ben 225 titoli, più o meno validi, ma di cui conservo un buon ricordo.

Gli anni novanta, il periodo più florido per una certa dance commerciale. Arrivarono, di conseguenza, le cassettine, quelle di cui in molti ancora rimpiangono l’uso. Radio sempre accesa e tanta tanta pazienza. C’era una canzone da beccare, ed un tasto REC da premere in simultanea con quello PLAY. Però che sballo portare quei brani in auto e godere di quella musica.

Anche oggi continuo a nutrire la passione per il collezionismo di certezze. Ho diverse centinaia di dvd e parecchie serie-tv che mi lasciano nel tempo una miriade di citazioni che poi diventano consuetudini nei miei dialoghi quotidiani. Inoltre continuo a selezionare testi e accordi per la scaletta di un improbabile concerto da camera da tenere esclusivamente in presenza delle persone care. Ed infine, sono ancora pronto con quel tasto REC (questa volta virtuale) per beccare i migliori scherzi che le radio tengono durante le loro trasmissioni e che rappresentano la formula del buonumore nei miei viaggi in auto in compagnia dei “fungiari”. 

Orfano di Dexter

Dexter Wallpaper

ATTENZIONE: L’articolo potrebbe contenere degli involontari SPOILER.

E’ già passata una settimana dall’ultima volta che ho messo piede in questo posto. Tuttavia mi ritrovo con la mente ancora a venerdì scorso, a poco prima di mezzanotte. A quando tutto ha avuto una conclusione.

Sono passati cinque lunghi anni da quel 5 settembre 2008.

Seconda serata. Italiauno decide di mandare in onda, in mezzo all’immane marea di porcherie a cui ci ha abituati, una serie-tv fuori dagli schemi che prende titolo dal nome di un tecnico forense della polizia di Miami. Dexter, appunto. 
Dexter ha un buon lavoro, un buon team di colleghi strampalati, una sorella sboccata che lo adora, una compagna separata che lo coccola. Dexter gioca a bowling, adora le ciambelle, ha un buon feeling con i bambini.
Dexter finge la sua normalità molto bene. Dexter ha un segreto. Il segreto si chiama Oscuro Passeggero

Prodotta dalla Showtime, lo stesso coraggioso network tv di Californication e Masters of Horror (ma anche di Shameless e di The L World), Dexter è stata uno dei miglior telefilm dell’ultimo decennio, capace di fare incetta di premi durante il corso degli anni in cui è andato in onda. D’altronde, gli elementi c’erano tutti. Un soggetto convincente, un’interpretazione del cast magistrale, una regia con giochi di luci pazzeschi. E poi le musiche. Le sue musiche strumentali (in gergo rappresentano la Soundtrack Score) di Dexter sono qualcosa di sensazionale che va almeno una volta ascoltato per rendervi conto di cos’è stato questo serial. Difficilmente sono riuscito a resistere con costanza alla visione di una serie-tv così lunga. Ma con Dexter è stato amore a prima vista. A partire da quel venerdì di inizio settembre. Fin dal pilota, Dexter non mi aveva più lasciato. 

L’ha fatto lo scorso venerdì, dopo 96 episodi, con un colpo di scena finale per nulla scontato ma che, da quanto ho letto, ha scontentato la gran parte di aficionados. Non me (Lascio alla sezione Commenti eventuali digressioni sull’argomento).

Intanto è arrivato il weekend. 

Fine settimana che dovrebbe vedermi ancora alla ricerca dei funghi perchè il clima di questo periodo ha rallentato le dinamiche naturali e, di conseguenza, le previsioni sono saltate tutte. Poi c’è la partita. (E poi) Speriamo di poterci riposare un pò.

E, dulcis in fundo, c’è il brano di chiusura.
La canzone di questo venerdì è legata alla dance anni novanta. Un periodo particolarmente felice per me, in cui tutto era più leggero, dove c’erano le amicizie sincere, quelle senza scopi personali di fondo (QUI per approfondimenti).

Per voi, Dj Dado con Gimme Love. Buon fine settimana. 

 

Riferimenti extra: Dexter su AiK

I Boschi umidi e le ricerche dei funghi e… del relax

Fungo McDonalds

 

Sta arrivando, un pò troppo lentamente, il weekend di fine novembre.

In questo periodo dell’anno il mio fine settimana non rappresenta propriamente il manifesto del riposo, sebbene riconosca di averne bisogno, alla luce di tutte le corse e le rincorse che il mio attuale stile di vita mi porta a fare dal lunedì al venerdì. In questo periodo dell’anno il mio weekend diventa soprattutto l’appuntamento fisso con la mia neonata passione autunnale: quella della ricerca di funghi nelle boschive campagne laziali.

Provengo da almeno un paio di generazioni di cercatori di funghi. Mio nonno lo è stato e ha trasmesso la sua indole a mio padre-bambino che, per logica dei fatti, ha provato a trasferirla ai suoi figli. Solo che inizialmente non è stato amore a prima vista. Io e mio fratello abbiamo passato buona parte dell’adolescenza  ignorando il richiamo familiare dei miceti, vuoi perchè non lo trovavamo un passatempo interessante, vuoi perchè, nel periodo più buio per la nostra famiglia, non c’era l’auto (e la testa) per andare incontro a quest’abitudine.
Poi le cose sono cambiate. O, almeno, è cambiato l’approccio ad affrontare determinate situazioni. Sono arrivate le patenti, e la macchina e la voglia di rinnovare la tradizione.

E così, da circa cinque o sei anni si ritorna a percorrere 200 kilometri alle prime luci dell’alba, tra cornetti caldi da prendere “sempre-al-solito-bar” e teorie su quando e dove troveremo i tanto ambiti funghi. Un rituale. Un copione che viene recitato agli inizi di Novembre per poi essere ripetuto, di settimana in settimana, fino a quando non arriva il momento giusto per la raccolta.
Tra l’odore di foglie secche e i brillanti pungitopo, i ciclamini selvatici e le impronte di cinghiali, in questo periodo dell’anno si consuma la tradizione familiare di cui vado fiero. Malgrado tolga ai miei weekend preziosissimi attimi per ricaricare le batterie, tutto questo rappresenta un’importante terapia del buonumore che intendo onorare pienamente e che mi fa stare bene.

Vi consiglio, in questo freddo (ma soleggiato) venerdì di fine novembre, il seguente brano dei Louie Says, una rock band indipendente della seconda metà degli anni novanta con all’attivo soltanto due album. Questa canzone, presente in un episodio del mai dimenticato telefilm Dawson’s Creek, infonde l’umore autunnale, semmai questo possa essere trasmesso attraverso il suono musicale. Un brano da ascoltare alla finestra, con il vetro a far da filtro. Ad ogni modo, questa è She.

Buon weekend a tutti voi.