Nessun uomo è un’isola. Oppure si?

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Nick Hornby
è uno scrittore e sceneggiatore inglese, autore di libri di successo dallo stile ironico e tagliente, come Febbre a 90° e Un ragazzo. Proprio da quest’ultimo romanzo è stato realizzato il film About a boy dei fratelli Paul e Chris Weitz (La bussola d’oro, New Moon), il cui prologo è questo qui:

 

 

Innanzitutto, il mio consiglio è quello di recuperare subito questa pellicola: leggera, dal finale piuttosto scontato, ma con spunti di riflessione davvero interessanti. Uno fra tutti, quello che viene fuori dall’introduzione appena vista. Siamo isole o no?

Personalmente, la natura solitaria mi porta ad avere uno stile di vita da isola, riducendo i rapporti sociali e circoscrivendoli ai modi e i tempi che conciliano il mio modo d’essere. Ovviamente, se allarghiamo l’argomento agli interessi (leggere libri, utilizzare network popolati da una comunità), allora il discorso cambia: non possiamo essere isole. 

Lasciandovi la possibilità di dire la vostra, vi ricordo che siamo entrati nei giorni della merla, il periodo in cui, secondo la leggenda, dovrebbe esserci il freddo più intenso dell’anno. Tradizione che questo 2018 parrebbe smentire. Dalle mie parti, infatti, oggi si sta piuttosto bene.

33 risposte a “Nessun uomo è un’isola. Oppure si?

  1. Beato te. Qua sole ma freddo. Nana malata e avanti. About a boy un film ironico ma di quell’ironia pensante che ti pone un sacco di domande. Noi siamo forse delle penisole…

  2. Mi son incuriosita sulla pellicola e la cercherò. Un isola o non un isola ? Una domanda di riserva? Una volta pensavo fosse un mondo da esplorare… e quindi tutto meno che un isola dove attraccare o naufragare … 🙂

    • Diciamo che questa canzone mi riporta al Confession Tour del 2006 di Madonna. La versione di quel concerto fu mondiale 🙂

      Però non mi hai detto la tua sul quesito, Wwayne 😮

      • Alla tua domanda rispondo che non siamo isole, e posso dirtelo con certezza perché parlo per esperienza personale: mentre scrivevo la tesi di laurea sono stato costretto a vivere come su un’isola per 9 mesi (tappato in casa fisso da Gennaio a Settembre del 2013, con contatti umani ridotti al minimo), ed è un’esperienza che non auguro a nessuno. Grazie per la risposta! 🙂

        • Ecco, io attendevo soprattutto dei pareri personali in merito. Fermo restando il fatto che secondo me il discorso è del tutto soggettivo e strettamente legato al fattore caratteriale della persona.

          Grazie della tua esperienza riportata qui dentro, wwayne. Hasta luego 🙂

    • Sotto quest’aspetto mi trovi d’accordo, trentazero. Il mio orticello, poche persone a cui tengo, a posto così. 😉

      Diciamo che a me non dispiace l’idea di essere isola. Sebbene abbia imparato col tempo a stare in mezzo ad altri contesti, è standomene “nel mio orticello” che trovo la mia dimensione perfetta. Quindi isola si, ammesso che, prima o poi, la distanza si assottigli e che la pangea torni a fare capolino ☺️

    • Interessante analisi la tua, TADS. Io credo che siamo nati Isole, e che poi la società e le esigenze (affettive e non) ci portano a trovare altre isole formando un arcipelago. Portando un altro esempio sotto forma di metafora, ci vedo come pianeti danzanti nell’immenso universo, pronti alla collisione inevitabile, o al temporaneo arrivo di un altro corpo celeste nella medesima orbita. Il che può portarci al Big Bang totale o a meravigliosi fuochi d’artificio.

      • a volte mi domando se l’uomo (inteso come specie) sia veramente un mammifero così socievole avvezzo a vivere in branco. Non di rado ho la sensazione che molti vivano soli tra la folla, soli per scelta, non per conseguenza. Passata l’era in cui fare gruppo, comunità, significava sopravvivenza, si è passati al mordi e fuggi su tutti i fronti. Insomma, diventano sempre più quelli/e che vivono i rapporti solo se utili/finalizzati, poi…reset!!! A dirla tutta non vedo la cosa come una tremenda iattura.

        • Credo che la tecnologia abbia contribuito a rendere i rapporti umani sempre più radi. Voglio dire, app e social ci permettono di assottigliare la distanza l’uno dall’altra o ad illuderci che sia tale? La statistica dice che, spento lo schermo (il cosiddetto “Black Mirror), le nostre relazioni effettive si riducono ad un terzo. Siamo isole travestite da un’irrisoria pangea.

          • sì, esattamente, il senso è quello, la tecnologia distanzia gli esseri umani fino al paradosso, basti pensare alle coppie che al ristorante anziché dialogare smanettano sullo smart. Ai colleghi vicini di scrivania costretti a comunicare via mail, agli acquisti on-line, a tutta quella parte di socializzazione reale annichilita dalla tecnologia. Lascimi aggiungere quei deficienti che deambulano per strada a testa bassa sul cell rischiando di finire investiti, in ogni caso totalmente decontestualizzati… più isole di così 😉 🙂

            • E tutto torna al discorso iniziale: Concepiti in origine come Isole, cambiamo in corsa il nostro essere per esigenze di sopravvivenza, per poi tornare ad isolarci. Una bella ruota 🙂

  3. Qui fa freschino…secondo me siamo un po’ tutti isole costrette x un vivere sociale ad aprirci attraverso arcipelaghi ben strutturati. Io non frequento molte persone mai fatto ma Russello caro so scegliere, anche qui con chi non comportarmi da isola ma aprirmi a piacevoli confronti.💜🥀bel post Russello

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